«Quando si riceve un colpo globale, il coraggio che deve rispondergli è locale.»
Alain Badiou
L’elezione di Trump è composta dalla rabbia che attraversa tutto il mondo occidentale, la rabbia di un ceto medio attraversato da politiche che non guardano più alla persona, impegnate a gestire le immensità di accordi intercontinentali e equilibri finanziari. Questi equilibri sono troppo complessi per essere compresi da chi ha bisogno di (e vuole soltanto) sapere di potere comprare altro cibo a fine mese e vivere tranquillo e sereno assecondando ogni proprio desiderio.
Contro il grigiore sovrastante e incommensurabile dell’establishment della finanza e della politica intercontinentale, Donald Trump è una persona fisica, una figura piena di vigore, che scatena reazioni immediate e parla di benessere mettendosi allo stesso piano di chi lo ascolta, promettendo con la sola testimonianza della sua stessa vita che la gente votandolo potrà stare bene.
Guardando Trump la gente sa infatti che potrà ridere a crepapelle, potrà vantarsi di non pagare le tasse, potrà imprecare e vivere nell’eccesso e nello spreco senza che la dittatura della moderazione, della razionalità, del risparmio e dell’austerity venga a rovinare una festa che all’occidente era stata promessa molti anni fa.
Mentre gli over-educated, i progressisti, quelli “di sinistra” stanno (stiamo) parlando di vegetarianesimo e di Elena Ferrante tra un Ted e una mostra d’arte il resto della popolazione chiede soltanto di stare bene senza problemi nelle vicinanze della propria esistenza, senza migranti e senza bisogno di risparmiare quel che ha sudato lavorando duramente.
Ne parlavo con Tommaso Caldarelli, di Lungoibordi: “forse di questa cosa dovremo parlare per i mesi e gli anni a venire”, forse questo è il problema di fondo del passaggio dalle categorie del novecento al futuro trumpiano, anche nell’europa di Salvini, Grillo e Le Pen.
Il problema sarà riconquistare una coscienza di classe, o meglio una consapevolezza di essere umani in una comunanza di fondo con il mondo, che faccia sentire la sua voce proclamando che il tipo di risposta dato finora è un tipo di risposta sbagliato.
“The alternative must be based on working together, social justice and economic renewal, rather than sowing fear and division. And the solutions we offer have to improve the lives of everyone, not pit one group of people against another.”
Jeremy Corbin
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